Perché alcuni adolescenti si tagliano su braccia e gambe? Cosa spinge alcuni giovani torinesi ad arrampicarsi sui punti più alti della città per scattarsi un selfie? Quali sono le challenge più famose e pericolose del momento? Che cos’è il Sexting? A cosa giocano i ragazzi che ingeriscono un cucchiaio di cannella senza acqua per poi postarne il video? Avete mai sentito parlare del Pull a pig? Un viaggio attraverso i fenomeni e le mode giovanili del momento per capire come funzionano, quali sono gli aspetti clinici e come informare/proteggere i nostri figli.
Giovedì 25 gennaio quasi una trentina di persone tra genitori, insegnanti, educatori, psicologi e volontari hanno partecipato alla serata dedicata alle challenge giovanili condividendo, ognuno, il proprio vissuto e il proprio punto di vista.
Affrontato il tema dell’adolescenza evidenziandone le principali caratteristiche, abbiamo passato in rassegna un’indagine della SIP (Società Italiana di Pediatria) relativa al 2017, che riporta i seguenti dati: l’80% dei giovani intervistati ha sofferto o soffre di problematiche emotive e il 15% ricorre all’autolesionismo come strategia per fronteggiare il disagio. Di tutto il campione quasi il 40% dichiara di essere arrivato a star male in seguito all’uso di bevande alcoliche. Il dato ancora più allarmante è la precocità di tali comportamenti e il fatto che i giovani si rivolgano ai loro pari per chiedere aiuto e non a figure adulte/professionisti. Successivamente abbiamo analizzato il rapporto tra giovani, smartphone e social facendo riferimento all’indagine dell’ONA (Osservatorio Nazionale dell’Adolescenza) da cui emerge che circa il 98% dei ragazzi possiede già un cellulare dall’età di 10 anni mentre l’utilizzo giornaliero di quest’ultimo viene così distribuito: il 50% lo utilizza dalle 3 alle 6 ore, il 16% dalle 7 alle 10 ore e il 10% dalle 10 ore in su. I giovani , inoltre, sono interessati dal fenomeno del cosiddetto “vamping”: il 50% del campione rimane infatti fino a tarda notte al cellulare mentre il 15% si sveglia più volte durante la notte per controllare le notifiche. Il primo profilo social viene aperto, in media, all’età di 12 anni e il 14% dei giovani ha un profilo finto. Il 99% del campione utilizza WhatsApp quotidianamente mentre il 70% afferma di usarlo in modo compulsivo.
In merito alle challenge è stato evidenziato come alcune delle “sfide giovanili” fossero già presenti in passato prima ancora dell’era digitale; il web però amplifica la visibilità, aumenta la percentuale di rischio di emulazione, riduce le distanze (es. una challenge inventata in Cina può essere subito visibile e replicata in Italia) e assegna a immagini e video memoria digitale pressoché eterna. Attraverso queste challenge è possibile nominare/invitare altre persone a replicare la prova. Sempre l’ONA ci ricorda che quasi il 50% dei ragazzi è stato nominato almeno una volta e che il 20% ha risposto alla nomination accettando la sfida. Il tutto viene poi aggravato da un nuovo fenomeno “patologico”: il like addiction ovvero una vera e propria dipendenza dall’approvazione degli altri sotto forma di “mi piace”. Se è vero che alcune challenge virali hanno uno scopo benefico (es. Ice Bucket Challenge) altre, al contrario, possono mettere in serio pericolo la vita dei giovani partecipanti.
Nel corso della serata, infine, sono state prese in considerazione e descritte le principali challenge, sfide o giochi presenti sul web seguendo questa classificazione:
sfide pericolose e/o autolesionistiche (es. Blue Whale, Fire challenge, Daredevil, Choking game, Cutting, ecc.)
sfide in cui vi è un’evidente oggettivazione della donna (es. Tawawa challenge, Underboob pen challenge, ecc.)
sfide in cui viene ostentata e incentivata un’eccessiva magrezza (es. Ribcage bragging challenge, Collarbone challenge, Bikini bridge, ecc.)
sfide che riguardano il tema della sessualità (es. Stealthing challenge, Sexting, ecc.)
sfide che hanno come sfondo il tema dell’aggressività (es. Knockout game, Pull a pig, ecc.)
Decalogo
A fronte di questa parte informativa sono emerse diverse riflessioni e raccomandazioni che vengono riportate di seguito.
Mantenere sempre alta l’attenzione. Alcuni fenomeni, come il Blue Whale, a prescindere dal fatto che siano veri o costruiti ad hoc dai media devono destare l’attenzione degli adulti perché il rischio di emulazione è sempre possibile. Se è vero che alcuni fenomeni fossero già presenti in passato, è vero anche che i media e il web amplificano il tutto. Dobbiamo poi ricordarci che i ragazzi manifestano sempre dei segnali di disagio ed è compito degli adulti captare questa richiesta di aiuto.
Praticare un’educazione digitale nelle scuole. Internet non si conosce, o meglio, lo conoscono meglio i ragazzi dei genitori. È importante pertanto organizzare incontri di “educazione digitale”. Questo vale sia per i ragazzi, che in questo modo possono navigare in rete in modo più consapevole, sia e soprattutto per gli adulti che spesso non sono sufficientemente informati in merito. Questo potrebbe poi favorire interazioni costruttive in famiglia a partire da una conoscenza condivisa. Infine, non potendo concretamente negare l’uso della rete ai giovani, è necessario conoscerne sia le potenzialità sia i rischi.
Dedicare tempo e ascolto ai giovani ed essere modelli credibili e coerenti. A volte i genitori sono molto impegnati a lavorare e non hanno tempo per stare con i propri figli. Capita anche che gli stessi siano spesso troppo impegnati a utilizzare i social o applicazioni come WhatsApp o simili; questo ovviamente non ci consente di essere modelli credibili. I genitori, inoltre, sono i primi a regalare ai propri figli, anche giovanissimi, uno smartphone senza probabilmente gestirne e regolarne l’utilizzo. In ultimo, è necessario proporre attività costruttive e formative che possano contrastare i momenti di noia.
Filtrare la realtà e insegnare uno spirito critico. È importante che gli adulti decodifichino quanto viene reperito su internet restituendo ai giovani una visione più completa e costruttiva; si deve insegnare ai ragazzi a utilizzare il proprio senso critico, a porsi delle domande e ragionare sulle conseguenze delle loro azioni. Questo va oltre l’educazione e la semplice informazione. Trasmettere senso critico e favorire la loro autostima fin dalle elementari è necessario perché i genitori non potranno controllarli sempre una volta diventati adulti.
Educazione all’affettività. Può essere utile dare degli strumenti in più ai giovani organizzando percorsi di educazione all’affettività/emotività a scuola.
Fare rete. Risulta importante fare più lavoro di rete tra genitori, insegnanti, psicologi ed educatori. Viene riportato il fatto che in passato i genitori si fidassero maggiormente degli insegnanti, degli educatori e di altri adulti in genere. Attualmente i genitori sono troppo protettivi nei confronti dei loro figli probabilmente perché si sentono giudicati se il proprio figlio viene sgridato o ripreso.
Contrapporsi alle multinazionali. È necessario contrapporsi in modo fermo alle influenze delle multinazionali del web che ogni giorno condizionano la nostra vita. Questo può essere fatto sia a livello individuale sia politico.
Conoscere i propri figli. Siamo sicuri di conoscere a fondo i nostri ragazzi? Sappiamo con chi escono, cosa fanno e quali sono i disagi che stanno vivendo? È importante quindi passare più tempo con i nostri figli, conoscere di persona gli amici con i quali escono, conoscere i loro genitori e passare del tempo con loro.
Parlare con i ragazzi e promuovere il dialogo. Questo è l’unico modo per sapere cosa pensano e cosa provano i nostri figli e se ci sono dei disagi. Parlare di tutto senza argomenti a volte considerati tabù dai genitori. Quando i ragazzi non hanno risposte concrete dagli adulti si rivolgono ai pari o a internet e non sappiamo che cosa possano trovare come risposte.
Regole e conflitti. Educare porta sempre dietro con sé una parte di conflittualità. Ogni volta che, per il bene dei nostri figli, imponiamo delle regole è inevitabile lo scontro. Non bisogna pertanto aver paura di ciò e affrontare il tutto come parte intrinseca della loro crescita. Ricordiamoci che i ragazzi adolescenti, anche se non lo esprimono in modo esplicito, hanno bisogno di essere contenuti.
Dott. Simone Spadarotto
Sitografia
www.sip.it/2017/05/30/adolescenti-80-ha-sperimentato-disagio-emotivo
www.adolescienza.it/social-web-tecnologia/adolescenti-iperconnessi-like-addiction-vamping-e-challenge-sono-le-nuove-patologie
Comments